lunedì 26 marzo 2007

Moonlight drive



Let's swim to the moon, ah ha
Let's climb through the tide
Penetrate the evenin' that the
City sleeps to hide
Let's swim out tonight, love
It's our turn to try
Parked beside the ocean
On our moonlight drive.


Se ne stanno andando tutti.
Io,
sdraiato in terra,
imparo la geografia coi fianchi,
e fronte al cielo,
la ascolto da dentro,
ancora ed ancora ed ancora....

giovedì 22 marzo 2007

Wombat 3


Wombat, ancora:

"Il pensare e' cosa buona,



che il contrario non sia mai,



ma se pensi all'avvenire,



il presente fuggirai.



Non sii incauto, sciogli il volo



e ricorda sempre che



a guardar dentro l'abisso,



l'abisso guardera' te."
Wombat

mercoledì 21 marzo 2007

La vita continua


L'Opera house e l'Harbour Bridge, baia di Sydney.

Cosi direbbe Al Capone.
E io non posso che essere d'accordo.
In effetti, era da un po' di tempo che latitavo, ma tutta una serie di cose, di impegni

"ed un sacco di input e di output, cazzo amico...possibile che tu non ci abbia pensato?"
(J.Lebowsky )
mi han tenuto distante.
Ordunque fratelli, come gia' vi accennavo, qualche novita' c'e. La scorsa settimana ho iniziato a lavorare.
Lavoro in due posti distinti: uno e' un ristorante/pizzeria italiano che si chiama MammaTeresa, il manager e' Palermitano, io faccio il cameriere ed al colloquio ho detto di aver un sacco di esperienza in questo settore, tant e' che quando Franco(cosi si chiama il manager in forte odor di mafia) mi chiese: ma tu quanti piatti sai portare?
Risposi: "dipende, 2, 4 , 6...."e Franco:
" SEI??????", corrugando il viso in un'insolita espressione di stupore minchionesco, tipica di colui che non sa se ha di fronte un vero fenomeno o un minchione d'altri tempi.
Al che io, preso coscienza dell'aver detto una cazzata mica da poco, ho cercato di rimediare: "beh, dipende da quanto e' grande il piatto no?!"
Non so che impressione si sia fatto, fatto sta che mi ha detto di presentarmi un paio di giorni dopo, rigorosamente in nero e con un paio di scarpe adatte a non scivolare in cucina. Ad ora ho lavorato una decina d'ore, ne stanno provando parecchi, e quindi non c'e' molto spazio, ma ieri mi ha chiamato" Giovedi hai problemi?".
Quindi domani ci ritorno, "in futuro saro' piu' preciso riguardo alle date, non ti preoccupare", fatto sta che ad ora m'han pagato 10 dollari di mancia e due piatti di pasta.
Ora io il Padrino non l'ho solo visto, l'ho vissuto, e dico, non son arrivato fin qua per farti un piacere, sottospecie di minchione, quindi o a breve sganci(cosi m'ha assicurato) o fai la fine di Fanucci.
Staremo a vedere.


Watsons bay.
Backstage di prove tecniche di minchionaggio.


L'altro invece e' una meraviglia.
Si chiama cafe' japone' ed e' a 50 secondi a piedi da casa.
Come potete intuire dal nome, il cafe' e' gestito da due giapponesi, madre e figlia, e ci lavorano a turno altre due ragazze.
Io, quel giorno che cercavo lavoro, visto che ero per strada mi ci son fermato e mi sono offerto.
Il giorno dopo mi chiama Masumi, questo il nome, e mi chiede se so fare il caffe'.
"Of course"rispondo, "the best coffee you've ever tried!".
Al che mi presento il pomeriggio per farle vedere, ed io, dall'alto della mia pluridecennale esperienza, le faccio un long Black mica da poco.
Poi, la prova del cappuccino, ed io con uno sguardo da Strafico del caffe', mi do da fare.
Da premettere che nel pomeriggio avevo fatto qualche prova a casa con mia cugina, e la schiuma del cappuccino m'aveva dato qualche problema, ma dopo un paio di tentativi, ne era uscito uno buono.
Fatto sta', che sotto l'occhio vigile di Masumi, mi applico per fare la schiuma, che pero', sti cazzi, non ne vuol saper di montare. E aspetta e aspetta e aspetta, il pentolino e' diventato rovente, la schiuma non c'era, ma io , con un dito ormai ustionato, ho fatto finta di niente e ho versato il tutto nella tazza.
Chiaramente senza schiuma.
Ma con una bolla d'acqua, di gia' grande cosi, sul dito.
FAtto sta che Masumi mi dice ok, ci siamo. Vieni sabato, rigorosamente in nero, dalle 8 alle 14 pago 100 dollari in contanti e chiaramente puoi mangiare e bere tutto quello che vuoi. E con i clienti usa tutto il tuo charme italiano, non farti problemi, se hai dei dubbi, chiedi.
Si sgobba, non c'e' che dire, ma vi faccio delle colazioni strepitose, questo e' sicuro.
Soprattutto Bacon, uova e salsiccia.
Io ci metto pure i fagioli e la salsa da Barbecue e una bella coreografia di lattuga, pomodori e cetrioli.
Cristo di un Dio, che meraviglia!
D'altronde mica mi son laureato per niente.
E'appena passato un anno da allora, i progressi son costanti.

Come altresi accennato, ho trovato anche una squadra di calcetto.
La squadra si chiama Anthony's team e partecipa ad uno dei campionati locali.
All'esordio mi son presentato con una doppietta, che , manco a dirlo, m'e' valsa la conferma e l'ingaggio.
Il calcetto qui e' un po' differente, nel senso che la partita dura 20 minuti per tempo, e su tutto prevale l 'aspetto fisico agonistico.
E' a dir poco buffo vedere sti colossi con un fisicazzo cosi avventarsi sul pallone, sembra di vedere una partita fra umanoidi, ma l'agonismo c'e' tutto, e le mie gambe ne sanno gia' qualcosa. Infatti non ho perso il vizio di prendere scarpate.
Ma ci sono avvezzo, a questo come alla brutalita' e al disprezzo.

Dettovi di quegli aspetti che avevo preannunciato, ad ora son quasi tre settimane che son qui, e per quanto possa sembrare, dai racconti che faccio e dalle foto che posto, non e' tutto oro quel che luccica.
Mi sto dando da fare( soprattutto quando non sono impegnato a fare il minchione) ed e' giusto che sia cosi, e ne risento, ad ora solo fisicamente.
In poco piu' di 2 settimane ho gia' perso 4 chili, questo perche' cammino moltissimo e perche' mi sbatto un po' qua e la, non dormo regolarmente e quelle cazzo di salite in bici mi fan cedere di schianto.
Ma ho anche diversi tempi morti, e quando magari non vado in citta' a beccare qualcuno del tripforum, faccio un giro lungo la costa.
E mi siedo fronte all'oceano.
Qui penso parecchio,
a ieri come ad oggi,
ed ogni tanto,
anche al domani.
In certi momenti sapete, m'ha preso lo sconforto.
No, forse esagero.
Solo un senso di velata tristezza, forse.
E dopotutto credo sia giusto, la volonta' di perder pezzi per strada e' una delle cose che mi ha spinto a partire, ma vi sono alcune cose che mi mancano.
E che magari mi mancavano anche li.
Non sono case con piscina e fiche ossigenate cio' di cui abbisogno, per quanto sia indubbio del piacere di un tuffo al mattino presto, dopo il risveglio.
In piscina, meglio chiarire, che qualcuno potrebbe fraintendere.Vero?
Chissa',
forse troppe aspettative e una forte impazienza,
ma devo riuscire ad arrivare al non aspettarmi niente e a vivere il tutto cosi come viene, ma non posso negare che da questo viaggio mi aspetti molto.
Che possa smuovere le acque del profondo,
che quelle in superficie ,
di gia' ,
non mi interessano piu'.
Da troppo tempo, oramai.
Comunque,
riflessioni a parte,
il tempo che non passo a casa, lo impiego girovagando qua e la per la citta' e le sue spiagge, mentre si cerca di perfezionare le tecniche di minchionaggio con un paio di ragazzi.


"Brutta storia ragazzo,
ho parlato adesso con il capo,
su a El Capitan,
e sembra che non se ne faccia piu' niente"


Le cose ci riescono benissimo, ma sono convinto che ci dobbiamo applicare di piu'.
Abbiamo un talento naturale, quello si, ed e' giusto coltivarlo nel migliore dei modi.
E comunque, la fantasia non ci manca.
Abbiamo deciso di parodiare diversi film, durante la nostra permanenza, via via in maniera sempre piu' professionale.
Ci stiamo attrezzando bene.
Vedremo cosa ne verra' fuori.


Andreanord ed io durante un momento di pausa sul set.


Nel frattempo, vado a fare un tuffo in piscina.
Volevo dire di piu', non v'ho praticamente detto un cazzo.
Scusate, ma son preso nella parte del minchione.
E' il metodo Stanislavsky, quello che ha reso celebre Marlon Brando.
Bene cosi.
See ya.

venerdì 16 marzo 2007

Work in progress


Prove tecniche di Minchionaggio:
AndreaNord e l'Ali3no a WAtsons bay.

Qualche novita' c'e'.
Il vostro affezzionatissimo ha trovato lavoro.
Non uno, addirittura due.
E anche una squadra di calcetto.
Esordio con doppietta.
Che ve lo dico a fare,
aggiornamento a breve.
Salutanz.




Avvistamento squali, Watsons bay.
In realta',
un altro minchione allo sbaraglio.

domenica 11 marzo 2007

Stories from the city, stories from the sea


Stories from the sea. Bondi beach.Be ready to surf.


Di tanto in tanto vado a bagnar i piedi nell'oceano.
L'acqua e' fredda, ma mai gelida.
Le onde,
imponenti,
cullano dozzine di surfisti in attesa di quella giusta.
L'orizzonte e' piu' alto che mai.
Lo sguardo si perde nel vuoto.
Davanti solo l'oceano per migliaia e migliaia di chilometri.
Ti sei mai sentito cosi libero?

Inizio cosi,
d'altronde davvero non saprei come altro fare.
Provero' a seguire un'ordine,
ho tutto in testa,
e senza far sgarbo agli afterhours,
spero tanto di riuscire a dirlo.



Gianni, a friend, Sabrina and me.

Vivo a Coogee, east Sydney, a casa di mio cugino Gianni e famiglia.
Mi sento a casa.
Nonostante la lontananza, soprattutto dall'ambiente familiare,
noncurante del fatto che si era praticamente perfetti sconosciuti, sento attorno a me un calore ed una vicinanza che sorprende.
Mi sento a mio agio, loro mi aiutano tantissimo, soprattutto in questo.
E io ne sono infinitamente felice.
Per come mi fanno sentire e per il fatto che sono veramente bellissime persone.
Sono sangue del mio sangue, ed io ne sono orgoglioso.
Ma di loro vi diro', non son di certo argomento da trattar con sufficienza.
Sufficienza in cui inevitabilmente incorrero' nei miei racconti, ma il tempo stringe e io devo recuperar il tempo perduto in questi giorni.
Scusate.

La casa dove viviamo e' su due livelli: a me ne hanno riservato uno.
Senza troppi dettagli, oltre alla mia stanza, c'e' un biliardo, un bar, un salotto che non finisce piu', tecnologia a gogo'.Apro le scorrevoli porte di vetro et voila', giardinazzo con piscina e sullo sfondo una bella panoramica della city.
Il fuso orario, l'avete visto, l'ho smaltito qui.
A me, abituato ad una vita d'appartamento, la cosa non dispiace piu' di tanto.
Le case attorno son tutte piu' o meno cosi.
Il quartiere, meglio dire la zona, si inerpica per una collina incredibilmente ricca di verde, le strade son tutte larghissime, la sensazione di spazio e' tangibile, ponderabile.
Le strade, piu' o meno come a San Francisco, vanno su e giu', e il dislivello si fa sentire, soprattutto quando ti muovi in bicicletta.
E infatti,
non la prendero' mai piu'.
La vicinanza del mare,
pardon,dell'oceano, e' cosa ridicola:5 minuti a piedi e sono a coogee beach.
Un sentiero che costeggia l'oceano ti porta in circa 40 minuti, son circa 8 km, a bondi beach, probabilmente la spiaggia piu' famosa di tutta l'Australia.
In bus son 5 minuti.
Ma chissenefrega, qui a Coogee si sta benissimo.




Stories from the city. Sydney's sky


Nel frattempo mi sono mosso anche alla volta della City, e l'impressione di Sydney e' che e' una citta' stupenda.
Metropoli di 4 milioni di abitanti, una mescolanza di stili che la rendono assai affascinante, e di un vivibile esagerato.
La sensazione di spazio, anche qui, e' incredibile. Basta alzare gli occhi al cielo, dove oltre alle palme, anche i grattacieli hanno un aspetto esteticamente assai piacevole, e riesco a cogliere quelle sensazioni che ricollego inevitabilmente all'estate.
C'e' traffico, ma mai troppo,e in ogni caso basta attraversare la strada e lanciarsi in uno dei numerosi parchi cittadini, sdraiarsi, e sbattersene le palle.
Non e' mai stato cosi semplice.
C'e' di tutto, ma questo, lo sapete gia'.
Ogni quartiere ha le proprie caratteristiche, e io le ste conoscendo un po' alla volta.




Un "ferrettiano" Ali3no e l'ottimo Mengo, due fra i tanti del tripforum.

Ho esplorato la city soprattutto con i ragazzi del tripforum qui presenti, ci siamo tutti conosciuti via internet, e l'idea di conoscerci una sera a cena ci ha dato la possibilita' di farlo di persona.
Ad ora, i miei compagni di viaggio sono loro.
Mi trovo molto bene, d'altronde, se ci siam trovati qui, qualcosa in comune c'e' di sicuro.
Di loro vi raccontero' strada facendo,anche se qualcuno , purtroppo e' gia' partito, chi torna in Italia dopo un anno, chi invece inizia il proprio giro australe da differenti punti di partenza, chi a breve se ne va in Nuova Zelanda,chi vola a Hong Kong.



Che ve lo dico a fare?


Io, nel frattempo, non ho ancora iniziato seriamente a darmi da fare.
L'altro ieri a dire il vero, ho preso il mio primo diploma australiano, e cioe' la licenza per vendere alcolici.
Non so se la inseriro' mai in un curriculum, ma per lavorare nei clubs o nei pubs dove si serve alcol, e' fondamentale.
Penso di restar qui fino a fine aprile, poi mi spostero'.
E visto che le distanze non sono poi cosi relative, dovro' comprare un mezzo e nel frattempo cerchero' di tirar su piu' soldi possibile.
Possibilita' ce ne sono veramente a milioni, ed il mio livello d'inglese, per quanto discutibile, mi permette di svolgere tutta una serie di lavori che comunque non sono d'ufficio. Ma, lo sapete, mi adeguo facilmente.
Ho un obiettivo, non importa come, ma lo devo raggiungere.
E quindi da domani iniziero' a cercar qualcosa.
Da queste parti sarebbe meglio.
Gli australiani sono tutti estremamente socievoli e amichevoli.
Gli autisti dei bus stanno fermi anche un paio di minuti per darmi delle spiegazioni e nessuno si lamenta. Anzi, incontro sguardi sorridenti e qualcuno che insiste con le spiegazioni.

Gli uomini sono tutti esageratamente sportivi, son tutti dei grandiosi fusti, fumano pochissimo e corrono tantissimo, ma non solo quello. I lineamenti sono inglesi, ma la pelle abbronzata e un'aria sempre rilassata li distinguono da quelli che, prigionieri di sua maesta', colonizzarono l'isola 200 anni fa.

Le donne, sono tutte bellissime, ma proprio tutte.
Impressionante.
Bionde o more non fa differenza, io mi innamoro dozzine di volte ogni giorno, e chi mi conosce, sa quanto sia critico , soprattutto in quanto a estetica.
Ma qui e' una cosa pazzesca.
La cultura della salute e dello sport fa si che abbiano tutte un fisico mica male, e la cosa che le accomuna veramente tutte, e' un seno che non passa inosservato.Anzi.
Ad incrociar lo sguardo si riceve quasi sempre un sorriso, io per parlare un po' in inglese mi son fatto avanti e ne ho conosciuta piu' di qualcuna, d'altronde, direbbe Buscaglione, se c'e' zucchero da far, lo sapete so rischiar.
Zucchero o non zucchero, la cosa che sorprende e' che dopo mezz'ora di rilassatissima conversazione, non posso far a meno di chiedermi:ma a casa, ma che cazzo se la tirano a fare?
Lasciamo stare, d'altronde son riflessioni queste assai soggettive. Ce ne sarebbe da discutere per ore, ma francamente non sembra cosa degna di particolar nota.

Il clima e' ottimo, sui 26-28 gradi, e nonostante sia arrivato alla fine dell'estate e abbia incontrato nuvoloso la prima settimana, quando il sole s'affaccia, son cazzi.
Il buco dell'ozono rappresenta un problema mica da poco, tant e' che si consiglia una protezione 30.
Che comunque non ho mai messo.
Per il resto,
che ve lo dico a fare?
Io sto bene.
D'altronde, non occorre neanche che ve lo dica,
lo sapete di gia',
e' veramente,
solo,
una formalita'.
See you.

mercoledì 7 marzo 2007

Work in progress


Uno si dichiara indipendente e se ne va.

Smaltendo il fuso orario,
presto,
al mattino.
Aggiornamento a breve.
Enjoy.

lunedì 5 marzo 2007

Che succede?


Hank, il vecchio sporcaccione

Non provarci Hank.

domenica 4 marzo 2007

Vucko

Era da un po' che non scrivevo.
D'altronde non son mica arrivato qui per attaccarmi al computer.
Stamattina, qui son le 10, ho trovato un po' di tempo.
Ma molte son le cose da raccontare, e lo faro' gradualmente.
Con questo post voglio raccontare del viaggio.
Fra l'altro non ho ancora una macchina fotografica, e vorrei dirvi di me qui a Coogee, East Sydney,anche attraverso qualche foto.
Potrei farlo solo a parole, ma a scanso di equivoci, voglio farvi vedere dove cazzo sto'.
Esattamente.
Dico solo che arrivato a casa dei cugini, m'e' suonata in testa la sigla di Willy principe di Bel Air.
Ma una cosa alla volta.
Ho lasciato Thiene, alle 3 e mezza del 28 febbraio.
Mio padre m'ha accompagnato, mia madre non se l'e' sentita.
Andando verso l'aereoporto,proprio come nella storia raccontata da mmm mmm mmm qualche post piu' giu', nebbia.
Davanti niente, visuale assolutamente limitata.
Nonostante questo, il piede sull'accelleratore collegato al pensiero.
Se rivolto al futuro spingeva.
Un improvviso calo di velocita' e di spinta invece,sottolineava l'analisi del presente.
Che presto sarebbe stato passato.
In ogni caso, la breve distanza con Venezia ha fatto si che le continue bestemmie di mio padre in seguito a queste manovre di accellero/decellero si siano limitate in un tempo inferiore alle 2 ore.
Un cappuccino al bar.
Poche parole.
E' ora.
Un abbraccio e ci salutiamo.
Le sue ultime parole sono state:fatti sto giro, torna, metti la testa a posto e trovati un lavoro.
Un ghigno stampato sul volto e' sufficiente a fargli intuire che sto pensando a tutt'altro.
E ci mancherebbe.
Arrivo a Vienna che neanche me ne accorgo.
Lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
Milioni di pensieri.
Li si attende qualche ora e si riparte.
Ho un posto lato corridoio. La mia fila e' vuota.
Intuisco da una conversazione in sottofondo che l'aereo non sara' pieno.
Bene penso, meglio il silenzio a una cattiva conversazione.
Poi arriva.
Si ferma giusto alla mia destra.
Alzo lo sguardo ad incrociare il suo.
Non dice una parola; mi alzo e lo lascio passare.
Si siede lato finestrino. Fra di noi, il vuoto.
Quello che sara' il mio compagno di viaggio, porzione singola direbbe Norton, per le prossime 22 ore e' alto sull'1,85, moro, capelli lunghi raccolti in un codino, sguardo freddo, serio.
Il pizzetto e' ben curato, corto, e la forma allungata sugli zigomi porta alla memoria una figura simile ad un'ascia.
In ogni caso non ci diciamo niente per le prime 2 ore.
A kuala Lumpur, primo scalo, mancano 9 ore e mezza e 9500 km circa.
Inizio a giocare col telecomando e lo schermo che ho davanti, e vedo, con la coda dell'occhio, che anche lui inizia a fare lo stesso.
Dopo qualche minuto lo ripongo.
Lui fa lo stesso.
A scaldare un po' la situazione e' uno steward che ci invita ad un cocktail.
Per me un succo d'arancia, birra per lui.
Ancora niente.
E' il momento del pranzo,ci consegnano i vassoi con qualcosa simile a pollo.
Qualche altra ciotolina con verdure, contorni e budino.
Neanche a dirlo, birra per entrambi.
I tavolini disposti sullo schienale avanti a noi sono assai essenziali, e mentre studio un' alternativa per avere un po' piu' di spazio, il mio affezzionatissimo, mi invita ad usare i tavolini dei sedili vuoti frapposti fra noi.
This is a good idea!gli dico accennando un sorriso.
Lui, lo sguardo fisso sul mio, non si scompone di un millimetro.
Alza la lattina a chiedermi un cin.
Rispondo.
Gli allungo una mano.
Riccardo.
Vucko dice lui.
Come?
Vucko.
Il nostro temibilissimo, ha un tono assai pacato, sembra quasi che bisbigli.
Italiano ?
Si.
Buongiorno dice, mentre finalmente ,e fatalmente, la maschera che ha dipinta gia' sul viso si rilassa.
Ma solo per un istante, poi di nuovo ghiaccio.
Ripenso al suo buongiorno.
See,
al cazzo,
gli rispondo fra me e me.
Bisbiglia Vucko, dice di venir da Sofia o cosi capisco, poi fiero, precisa:Serbia.
Come fosse gia' entrato in confidenza, estrae da una tasca un cellulare, con uno sguardo mi chiede se puo' accenderlo; in realta' lo ha gia' fatto.
Inizia a mostrarmi delle foto.
Una ragazza.Mora.
Poi una bionda.
Un'altra ancora.
My friends, mi dice.
Very nice! gli dico, con lo sguardo compiaciuto, interessato e completamente inebetito.
Yeah, mi smorza.
Poi si lascia andare, sbattendosene di tutto.
This is my fuckin Rifle.
It costs 2000 euros.
Sul piccolo schermo un fucilazzo con un cannocchiale grande cosi.
Scorre in sequenza le immagini.
Compiaciuto mi mostra quelle che credo siano le sue conquiste.
Animali, credo lupi, stecchiti, zuppi di sangue esibiti come trofei.
Lo guardo.
E' compiaciuto.
Poi continua.
This is my best friend.
Io non ne capisco molto, ma credo sia un revolver.. ha diverse foto.
Poi, un video.
Una ragazza mora, forse la prima che mi ha mostrato, galoppa selvaggia uno stallone indefinito.
.Che sia lui?
Neanche il tempo di pormi l'amletico questito,
che lo steward interviene fra le nostre spalle,ricurve sul rodeo :cocktail sir?
Vucko ritrae immediatamente il telefono, sembra vergognarsi.
Tutta quella cazzo di arroganza iniziale sparisce.
Incrocio lo sguardo dello steward.
Il mio e' divertito.
Il suo anche.
Ne fa una professione.
2 beers please.
Un nuovo brindisi, e riestrae il telefonino.
Un filmato di propaganda serba.
30 secondi.
Il suo capo su e giu', compiaciuto.
Provo a dormire.
Non ci riesco.
Lo sguardo fisso sul monitor davanti.
L'immagine dell'aereo su una mappa satellitare.
Su Bucarest penso a capelli corti , niente cresti.
Poi sopra al mar nero, sulla sinistra in alto BAku.
Sotto Izmir.
Chiudo gli occhi.
Un sussulto improvviso mi desta, una turbolenza.
Il monitor dice che siamo su Teheran.
Avanti si delinea Kabul sulla sinistra, sotto Dubai e Muscat.
Poi chiudo gli occhi, diverse ore credo.
Li riapro e siamo quasi fuori dall'India.
Arriviamo a Kuala Lumpur che e' buio pesto.
Non so cosa devo fare, se scendere o restare.
Scendono tutti, scendo anch'io.
Nel corridoio antistante l'aereo trovo Vucko.
Aspetta qualcuno.
Vado avanti, qualche passo, una rapida occhiata per capire dove sono.
La sala in cui sbuchiamo e' molto grande, tutta in vetro.
Sembra di ottima fattura, traspare ricchezza.
Una pacca sulla schiena mi distoglie da queste deduzioni.
Vucko.
Con gli occhi mi fa cenno di seguirlo.
Con lui un amico.
Rasato, ma con codino anche lui.
Adesso, ricordo di averli visti entrambi nella sala d'attesa a Vienna.
CAmminiamo qualche minuto, Vucko svolta ed abbandona la processione degli altri passeggeri che ci precedeva.
SEmbra sapere dove sta andando.
Finalmente, intravedo una sala fumatori.
Questa volta me ne compiaccio anch' io
Soddisfatti accendiamo le nostre disoneste.
Finita la prima, a ruota una seconda.
Mi fermo.
Loro vanno con la terza.
Oltre a noi, 5-6 ragazze a gruppetti da due e un vecchio panzone samoano alle prese con con una pipa enorme.
20 minuti, e ci dirigiamo al check in, dove avviene il primo contatto con l'Australia.
Il contatto e' un gruppo di sei ragazze, abbronzate, biondissime, shorts cortissimi, belle gambe.
BEne.
Mi guardo attorno, incrocio Vucko e l'amico con lo sguardo incollato sulle sei.
Complicita' di pensiero.
Ripartiamo.
Mi assopisco qualche ora, qualche altra birrozza con Vucko, il paesaggio sottostante, rosso, desertico.
Siamo su Ayers Rock.
Poi ancora deserto, per ore.
Il rosso sfuma verso il bianco, sabbia, poi nuvole.
Siamo sulle Blue Mountains dice il comandante, la catena montuosa piu' alta d'Australia, le tre sorelle, ma soprattutto Sydney che e' a soli 70 km.
Arrivando mi colpisce il tanto verde e la distribuzione ordinata di edifici e abitazioni.
Poi ,l'Harbour Bridge e l'Opera House.
Atterriamo.
Vucko riesce a darmi il suo numero.
Gli chiedo se e' Wombat.
Who?
Scompare.
Metto piede a terra, esibisco il passaporto, appongono il visto.
Vale un anno da oggi.
Raccolgo lo zaino, istintivamente cerco dell'altro..non mi par possibile d'aver solo uno zaino, ma e' cosi.
Pesa 14 kg.
Vado verso l'uscita, ma mi sembra d'aver dimenticato qualcosa.
Allungo una mano verso la tasca, e mi rassereno al toccare le sigarette.
Le porte scorrevoli si aprono, una ventata d'aria calda mi investe.
Saluto i cugini che riconosco subito, nonostante ci fossimo visti una sola volta e nel 1989.
La razza e' quella.
Scambio di sorrisi,
usciamo.
Sydney, 28 gradi.
Welcome.

MMM MMM MMM mi scrive.

Dovevo essere all'incirca sopra Teheran quando mmm mmm mmm mi ha inviato questo:

ti invio questo testo di canzone parla di un viaggio e si chiama la linea d'ombra.

La linea d'ombra la nebbia che io vedo a me davanti per la prima volta nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovo mi offrono un incarico di responsabilità portare questa nave verso una rotta che nessuno sa è la mia età a mezz'aria in questa condizione di stabilità precaria ipnotizzato dalle pale di un ventilatore sul soffitto mi giro e mi rigiro sul mio letto mi muovo col passo pesante in questa stanza umida di un porto che non ricordo il nome il fondo del caffè confonde il dove e il come e per la prima volta so cos'è la nostalgia la commozione nel mio bagaglio panni sporchi di navigazione per ogni strappo un porto per ogni porto in testa una canzone è dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzione senza preoccupazione soltanto fare ciò che c'è da fare e cullati dall'onda notturna sognare la mamma... il mare. Mi offrono un incarico di responsabilità mi hanno detto che una nave c'ha bisogno di un comandante mi hanno detto che la paga è interessante e che il carico è segreto ed importante il pensiero della responsabilità si è fatto grosso è come dover saltare al di là di un fosso che mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passato saltare verso il tempo indefinito dell'essere adulto di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura cosa sarò? dove mi condurrà la mia natura? La faccia di mio padre prende forma sullo specchio lui giovane io vecchio le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio "la vita non è facile ci vuole sacrificio un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione" arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione e adesso è questo giorno di monsone col vento che non ha una direzione guardando il cielo un senso di oppressione ma è la mia età dove si guarda come si era e non si sa dove si va, cosa si sarà che responsabilità si hanno nei confronti degli esseri umani che ti vivono accanto e attraverso questo vetro vedo il mondo come una scacchiera dove ogni mossa che io faccio può cambiare la partita intera ed ho paura di essere mangiato ed ho paura pure di mangiare mi perdo nelle letture, i libri dello zen ed il vangelo l'astrologia che mi racconta il cielo galleggio alla ricerca di un me stesso con il quale poter dialogare ma questa linea d'ombra non me la fa incontrare. Mi offrono un incarico di responsabilità non so cos'è il coraggio se prendere e mollare tutto se scegliere la fuga od affrontare questa realtà difficile da interpretare ma bella da esplorare provare a immaginare come sarò quando avrò attraversato il mare portato questo carico importante a destinazione dove sarò al riparo dal prossimo monsone mi offrono un incarico di responsabilità domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partire getterò i bagagli in mare studierò le carte e aspetterò di sapere per dove si parte quando si parte e quando passerà il monsone dirò "levate l'ancora diritta avanti tutta questa è la rotta questa è la direzione questa è la decisione."
2 marzo 2007 16.57