martedì 27 maggio 2008

Work in progress


Ode al fratello nero che m'e' cresciuto dentro, giusto prima di rimettersi in strada.
Una straordinaria camminata di 29 km attraverso il Royal National Park, il parco nazionale piu' vecchio del mondo.




Last sunset on Sydney.


Infine l'arrivo nel west, non ancora cosi selvaggio.

mercoledì 21 maggio 2008

Into the wild.....west


Hold on, i'm coming.

Torno a casa.
O per lo meno e' in quella direzione che vado muovendomi, cosciente del fatto che strada facendo puo' succedere di tutto.
Non e' stata la mia una decisone presa a cuor leggero, frutto di un' innocente intuizione pomeridiana, ma anzi, e' stata una decisione impegnativa, sofferta, sciancante, maturata nell'arco di oltre tre mesi, vale a dire dal rientro a Sydney ed in concomitanza col rinnovo del visto.
Una vita fa mi sembra di raccontare.
E se decido di rientrare non e' perche' non riesca piu' a resistere al canto, invito e richiamo della sirena Italia, per quello non c'e' di certo bisogno di cera nelle orecchie o di essere legati all'albero maestro di una pentere greca; semplicemente credo di non aver trovato le condizioni ideali per mettere radici.
Forse non le ho cercate a dovere, forse avrei potuto fare di piu'.
Forse ho peccato in esigenza, ma ad un certo punto mi son ritrovato a pensare che per stare qui e sopperire a tutte quelle mancanze che inevitabilmente mi sarei ritrovato ad avvertire, avrei avuto bisogno di un qualcosa di straordinario, capace di ridare equilibrio ad un cambio esistenziale di questa portata , ad una svolta di vita cosi radicale.
E se a tratti, durante questo cammino lungo ormai oltre 15 mesi, ho avuto l'impressione di aver trovato questo qualcosa di straordinario, col senno di poi mi son trovato a fare i conti con la realta' delle cose.
E con me stesso.
Perche' se e' vero che ho vissuto, ritrovato e scoperto nuove sensazioni ed emozioni che mi hanno devastato l'animo, maestose onde e muri d'acqua alti 100 metri che mi hanno travolto e scagliato nelle profondita' piu' recondite del mio essere, elevandomi talvolta a stati paradisiaci che sono la quintessenza della felicita', e' anche vero che mi son poi ritrovato a vivere di una vita normale, ordinaria, vuoi o non vuoi fatta di lavoro, delusioni, sacrifici, minchiate e anche qualche bel momento per carita', ma niente di cosi diverso da quello che facevo ed avrei potuto fare a casa o in un qualsiasi altro posto.
Perche' vedete, l'Australia non e' solo naufragar me dolce sulle acque cristalline delle Whitsundays, non e' solo rincorrere emu e canguri nello sconfinato outback, non e' solo la ventata di freschezza che accompagna una tempesta tropicale ne l'abbandono della parte civile di se stessi errante nel selvaggio bush , l'urlo liberatorio che accompagna la presa del monte Ossa o la sensazione di liberta' a stare in mezzo al deserto per giorni e giorni, o suonare rusty cage in mezzo a piantagioni di mango e filari di cucuzze idroponiche, ne la ricerca di una zona d'ombra per fumarsi un didgeridoo aspettando il tramonto sul grandioso Uluru.
Il viaggio che mi lascio alle spalle e' frutto di un contesto irripetibile e non c'e' modo di ovviare a questa situazione.
Che ora si pone in una veste del tutto diversa.
Vuoi o non vuoi, non avendo uno zio morente che sta in America e pronto a lasciarmi un eredita' bilionaria, a decider di fermarsi bisogna trovare di che campare come si deve, e deve essere qualcosa in grado di compensare le mancanze cui si accennava poco prima.
E anche se e' vero che da questo punto di vista l'Australia e' davvero la terra promessa, dove ci sono opportunita' a bizzeffe e con un pizzico di fortuna e qualche giusta mossa mi ritroverei ad augurare allo zio d'america di campare per altri cento anni , si tratterebbe comunque di partire da zero e ad aspettare l'esito di questa scommessa.
Non si tratta di lavoro, per quello ho gia' avuto offerte da alcune persone (aziende) disposte a farmi da sponsor e, nell'arco di qualche anno, avere il visto permanente prima e la cittadinanza poi.
Qui ne va della mia vita.
Perche' il bivio in cui mi son trovato da diversi mesi oramai, si snoda in strade che divergono, e di parecchio, che a muovere un passo in una direzione non potrei poi piu' muoverne un altro per tornare indietro.
E per questo passo non mi sento ancora pronto, o meglio, cosciente delle conseguenze, credo sia il caso di rientrare, tornare quindi al prima e ri-viverlo alla luce di questa enorme esperienza e significanza che e' stata e continua ad essere per me l'Australia.
Che probabilmente riusciro' a coglierne il senso e significato a 360 solo una volta rientrato.
Obiettivamente.
Ed e' quello di cui necessito per valutare bene il da farsi.
Ci vorranno mesi, forse piu'.
Poi decidero'.
Ma futuro e punti di domanda a parte, torniamo al presente.
A questo punto, per non trovarmi totalmente spiazzato da un rientro immediato, e cioe' da una situazione statica ad un'altra della stessa natura, credo che la cosa migliore da fare sia quella di rimettersi in strada.
In viaggio.
One more time.
Provero' quindi a chiudere il cerchio e cioe' a visitare anche quella parte d'Australia che ad ora mi manca: il west.


Somewhere near the border between South and Western Australia.

Isolato, selvaggio, densamente spopolato, il western Australia e' per grandezza un'entita' subnazionale seconda al mondo solo alla repubblica di Sakha in Russia.
Volero' a Perth, la capitale, dove, trovato un lavoro ed una sistemazione, cerchero' di capire ed organizzarmi sul come risalire la costa, raggiungere Broome, attraversare il Kimberley, area che viene descritta come la piu' spettacolare di Oz e, alla luce di quello che ho visto fino ad ora non posso negare che le aspettative siano straordinarie, attraversare le badlands aborigene infestate di croco croco, e dopo 4251 km giungere infine a Darwin, da dove ormai 7 mesi fa partii a tagliare a meta' il continente destinazione sud.
Solo che le cose, anche se la distanza appare ridicola a fronte di quelle gia' percorse, si complicano, e non di poco.
Perche' sono a piedi.
Gia', Susie Lee e' andata, my baby is gone, ormai da diverse settimane .
C'e' poco da spiegare, ci siam separati, a malincuore, perche' non c'erano altre soluzioni e mi e' dispiaciuto tantissimo.
Perche' e' stata la mia prima macchina, pagata poco piu' di 1000 euro, con la quale ho viaggiato per oltre 35000km, che e' stata per me mezzo di trasporto, un rifugio, un letto, un salotto, una compagna di viaggio straordinaria senza la quale non sarei riuscito a fare e vedere tutto quello che invece ho fatto ed ho visto, ed a vederla allontanarsi per l'ultima volta, non piu' mia, m'e' pianto il cuore.
Suvvia,
non fare il sentimentale per il cazzo,
direte voi adesso ,
sempre di un carrozzone si trattava in fin dei conti.
E allora 'fanculo tu, 'fanculo il tuo punto di vista e 'fanculo il tuo golf ultimo modello!
Susie Lee non era un carrozzone.
SE pensate poi che dalla sua vendita ci ho anche guadagnato, non di certo cifre che ti cambiano la vita, ma quel tanto che basta per assicurarti una serata come si deve ed un rotolo di tabacco fresco di giornata, capite come sia stato difficile privarsi di questa gallinella dalle uova d'oro.
Ma quel che e' fatto e' fatto.
Ho augurato al suo nuovo proprietario un grosso in bocca al lupo e che possa il suo viaggio non essere da meno rispetto al mio; il destriero ce l'ha, ora sta a lui cavalcarlo nella giusta maniera.
Anyway.
Tornando al mio di viaggio, scopriro' il tutto nei prossimi mesi, che sia un passaggio, un qualcuno cui aggregarsi, la mia prima volta in autostop.
Ad ora l'unica voglia-necessita' che avverto e' quella di staccare completamente per qualche giorno, andarmene in spiaggia a fumarmi una disonesta come si deve ed a gustare una buona birra locale osservando il sole che tramonta sull'oceano indiano ed a prepararmi per un'altra schitarrata nel deserto in compagnia di tutti i miei fantasmi.
Vi raccontero'.
Ah, quasi dimenticavo.
C'e' un' ultima cosa che vorrei dire e che credo sia giusto dire adesso.
Mi e' capitato da che son via di casa di allontanarmi/rompere con alcune persone, soprattutto negli ultimi mesi, e mi e' pesato parecchio, in un periodo di difficilissime scelte dove avrei avuto bisogno di tutte le energie possibili, e dove mi trovai invece a sprecarne in ragione di non so bene quale perche'.
Capo d'accusa comune il fatto che mi sia fatto sentire poco o niente, che me ne sia sbattuto le palle, che mi sia disinteressato dal mantenere alcune relazioni.
E questo e' vero, volutamente.
Che non son qui per volere di qualcun altro, per prestare servizio alla nazione o scontare chissa' che pena.
E' stata una mia scelta, in un momento della mia vita in cui abbisognavo di risposte e di un distacco da quello che ora e' passato per capire meglio quello che ora e' invece presente.
E se invece qualcuno si era illuso di riuscire a colmare certe distanze, non solo prettamente geografiche, attraverso l'utilizzo di una dialettica rivelatasi poi insufficiente, inidonea o comunque inadeguta a tal fine, che da condividere altro non c'era che silenzio, e' riuscito nell'intento opposto e cioe' di allontanarsi ancor piu'.
Ora lo so e benedico la mia scelta di salpare a suo tempo per raccogliere le reti adesso.
Dovessi rivedere queste persone, ed oltre alle scontate formalita' si dovesse rientrare in argomento, ci sara' da ingoiare orgoglio.
Ma non c'e' da morirne no, che non e' veleno.
Non puo' far altro che bene.
A chi dovesse invece perseverare sulla stessa linea di pensiero, allora voglio lasciare fin da subito in promemoria l'immagine di cui sotto, che , senza difficolta', credo possa essere colta in tutto il suo significato.
E scelgo un'immagine non perche' non nutra assoluta fiducia nella mia di dialettica, ma giusto perche' questa volta voglio proprio essere sicuro di non essere frainteso.
Enjoy the bird.
See ya, into the wild...west.

sabato 10 maggio 2008

Work in progress

Rispecchia uno stato d'animo, a rievocare australi frammenti on the road, in tempi che sono finalmente maturi per una decisione.