domenica 3 febbraio 2008

Sweet Home Tasmania




L' avventura Tasmania inizia il giorno della befana di questo nuovo anno quando, di prima mattina, atterrai ad Hobart.
Questo viaggio voleva avere per me significati diversi cosi come diversi i motivi che mi ci avevano spinto.
Tanto per iniziare stavo finendo i soldi, dopo quasi tre mesi senza lavoro e parecchie spese, vuoi per gli spostamenti(un 15000 km con un 2.6 cc benzina, Susie Lee), vuoi per le settimane trascorse in compagnia di mio fratello(che a dir la verita' ha provveduto non solo al suo ma anche al mio sostentamento), vuoi per le strenne dovute in occasione del gran varieta' religioso del Santo Natale e via dicendo, e necessitavo quindi di un lavoro, che avrei potuto comodamente trovare a Sydney o in un milione di altri posti piu' a portata di mano, ma in Tassie non c'ero ancora stato e poteva quindi questa essere una buona occasione.
INfatti non si trattava di trovare un lavoro qualsiasi, ma ahime' di tornare in farm, questo perche' c'era l'estensione del visto ancor tutta da sudare,e' proprio il caso di dirlo, e il tempo fino ad allora trascorso fra i ridenti filari non era stato sufficiente.
E siccome in Tasmania di farm ce ne sono a volonta' ed insieme al Western Australia era l'unico stato che non avevo ancora visto, decisi di spingermi in quella direzione.
Ma in realta' era questo uno spostamento che avevo programmato quando ancora mi trovavo in Italia, dacche', fin da quando ne venni a conoscenza, ero deciso a fare l'Overland Track,straordinario, di cui vi raccontero' piu' avanti.



Fin dal primo momento Tassie si presentava diversa dal resto dell'Australia continentale.
Nonostante spiagge e acque mozzafiato,verde, verde e ancora verde, montagne sullo sfondo e paesaggi che ricordano molto il Trentino e, a quanto mi disse una ragazza tedesca, la zona della baviera nei dintorni di Monaco.
Io, che alla montagna devo molto, che e' stata per me "rifugio", fatica, piacere, scoperta, interiorita' e quant altro , esultavo di gioia dopo quasi un anno trascorso fra oceani, pianure, deserti e foreste tropicali.
Ma di montagne neanche l'ombra, escluse leggere passeggiate alle Blue mountains ed una velocissima toccata e fuga nel Kosciuszko national park.
Anyway.
Ad Hobart ritrovai Jan ed Eva, due ragazzi tedeschi con cui avevo lavorato in quel di CAirns, un 4000 km a nord, che non avevo piu' sentito e che, per chi sa che strano gioco del destino, erano arrivati in Tasmania il mio stesso giorno.
IO, per la prima volta senza Susie Lee, balzai nella loro macchina al volo e ci dirigemmo nella zona di Huonville alla ricerca di una Farm.
Trovai alloggio in un backpacker, dove piazzai la tenda sulla cima di una collina dalla quale si poteva godere di un panorama straordinario, ma dove lottavo ogni notte contro la forza di gravita' che mi portava a rotolare giu' a valle.




Ricordo un vento fortissimo e quando dopo tre giorni, tornato dal lavoro, vidi che delle 15 tende accampate solo la mia era in piedi, decisi di spostarmi in una camerata, leggermente piu' costosa, molto piu' puzzolente, ma dove almeno c'era un letto e cio' mi permetteva di riposare senza rotolare in santa pace per riprendermi dalle fatiche quotidiane che mi vedevano impegnato nella raccolta di ciliegie e mirtilli.
La compagnia era straordinaria, lo avete visto nel video, anche se ne ho beneficiato solo per un paio di settimane.
Gia', poiche' la firma valida per l'estensione del visto era arrivata dopo solo 2 giorni ed a quel punto, iniziai a pensare esclusivamente a trekking sparsi qua e la sull'isola ed al famigerato Overland Track.
Con altri 4 ragazzi dell'ostello noleggiamo una macchina, spostandoci fra il Mount Field National Park, tutta la costa est ed infine Cradle mountain, dove mi avrebbero lasciato ed avrei intrapreso l'overland il mattino seguente.


Wineglass bay








Il viaggio coi ragazzi, se grandioso per la possibilita' di girare in lungo e in largo con un budget economicamente molto limitato, si rivelo' invece un disastro causa 2 dei miei compagni di viaggio, un francese ed un olandese, quest'ultimo un prodigio della natura.
Non solo si fece un'unica doccia in una settimana(e camminavamo ogni giorno, in salita e per diverse ore), e portava un paio di air max senza calze ed era sempre assetato, soffriva di vertigini(su certi picchi la sua faccia valeva 10 volte la meraviglia del paesaggio d'intorno), uso' sempre gli stessi vestiti, maleodoranti a dir poco, non che noi altri profumassimo, ma a confronto come una montagna di letame ed un campo di lavanda.
Fatto sta che l'unica cosa che lo animava veramente era l'acohol. E Ziggie.
L'ultima sera in loro compagnia, a Cradle Mountain, si presento' con una bottiglia di Sambuca, una di Scotch, ed una cassa di birre a suo esclusivo consumo, e quando il francese, abilmente, gli sfilava dalle mani una bottiglia, l'olandese, in reverenza, messo a nudo, con la stessa devozione che Renfield il bibliotecario mostrava nei confronti del conte Dracula, si inginocchiava, invasato, bave alla bocca, supplicandolo: "Give it to me, Give it to me aahhhhh!!!!"
IO ero allibito, ma confortato dal fatto che l'indomani sarei partito, finalmente, da solo.

OVERLAND TRACK











L'overland Track credo sia una delle cose piu' straordinarie che mi sia mai capitato di affrontare.
E' un percorso lunga distanza in una regione selvaggia, che parte da Cradle Mountain ed arriva a Lake St.Clair,su quello che un tempo era stato un ghiacciaio, attraversando vallate circondate da monti e ecosistemi che vanno dalla nuda roccia alla brughiera alpina, meravigliose cascate, foresta di eucalipti, sottobosco, colline, laghi e torrenti.
Tutta l'area e' specchio di quello che e' la Tasmania, stato grande circa come la Svizzera con ben 19 parchi nazionali al suo interno.
L'overland track e' un percorso di circa 80 km, cui si devono aggiungere tutti i side trips che uno vuole fare e che aumentano chiaramente le distanze da ricoprire ed il tempo necessario per percorrerli.
Io ne ho fatti oltre 120, impiegandoci 8 giorni e 7 notti, con uno zaino di 28 chili ventotto sulle spalle.


LA FATICA.

Gia', perche' lungo il cammino non si trova niente se non qualche rifugio, nel vero senso della parola ed uno si deve portare tutto, ma proprio tutto, e la sua permanenza nel percorso e' data in realta' dalla quantita' di provviste che uno riesce a portarsi.
Anche i rifugi, offrono un tetto, una tavolata, taniche d'acqua da bollire per sterilizzarla e niente piu'.
Costituiscono punti di sosta e permettono di incontrare altri viandanti impegnati sullo stesso tratto di percorso.
Strane e curiose conoscenze si possono fare in queste situazioni, alcune di grande interesse, come quella di Andreij, russo, di primo sentire odoro' di KGB, 7 lingue alla perfezione, 79 paesi visitati, racconti straordinari, fin dal suo primo tentativo di fuga dall'Unione sovietica[ LA GRANDE MADRE PATRIA! DA!], a 16 anni, traversando di notte la Finlandia per giungere in Svezia.
O quella con Cole Wilson, noto bounty killer, cannibale, questa volta a caccia di possum e diavoli, smarrite le speranze di trovare William BLake ancora in vita.


Pianificazione di giornata sull'asse Italo-Russo-Cinese.


Cole Wilson

Ma la cosa piu' straordinaria restava la natura.
Immaginai , libero, di come poteva essere la terra in ere passate e a come potrebbe essere in quelle future.
A tratti , guardando all'orizzonte, m'aspettavo di veder spuntare da un momento all'altro un grosso dinosauro, d'altri tempi l'ambiente d'intorno, jurassic park lo ricorda, e neanche tanto male.





E lo stesso devo dire per le situazioni che si venivano a creare durante le notti, quando immerso in questo paradiso naturale, venivo mentalmente rapito, trascinato, invitato in una dimensione che profumava di magico, al solo sentire il suono della foresta e della vita che vi e' in essa.
Ogni minimo rumore costituiva un solo in perfetta armonia e connessione col tutto.
Non so cosa accadde una sera in particolare, ma mentre mi trovavo a contemplare della vista e della musica d'intorno, mentre wombati si accostavano alla mia tenda e wallabies si affacciavano in essa, incuriositi forse piu' di me, ebbi una di quelle strane sensazioni che gia' altre volte mi era capitato di avere e che mi davano un sentore di chiarezza assoluta.
Quella sera vidi l'onda, vidi il riflusso ed i dervisci danzare.
Ero di una felicita' straordinaria.


UN wombat se la spassa allegramente a due passi dalla mia tenda.




COsi come quando mi trovavo a camminare, solo, per ore, salendo a queste sommita' disposte lungo il percorso, che dall'antica grecia prendono il nome, o scendendo ai laghi sottostanti per una rigenerante e rinfrescante nuotata, e mi ricordai di un entusiasmo che avevo gia' avuto, immagini gia' viste, il famoso deja-vu' di quand'ero bambino, ma si trattava di ricordi legati a migliaia di anni fa.


L'Acropolis


Acropolis: dettaglio

Difficile da spiegare.
Ci sono momenti di interiorita', a mente libera, nei quali si riesce a vedere oltre quella che e' normale percezione.
Si aggirano le barriere poste a quello che e' conscio, ricordi riaffiorano.
Nitidi.
Reali.
Disquisizioni filo-mistiche a parte , questo solo per dire che specialmente i primi tre giorni sono stati per me una delle cose, ripeto, non piu' belle d'australia, ma probabilmente di tutta la mia vita.
O forse, semplicemente, era quello che andavo cercando da chissa' quanto tempo a questa parte, ed arrivo' nel momento piu' opportuno.
Ormai alla fine di un anno tutto Australe.
Cenere da portare su ai monti per tornar col fuoco,
giu',
a valle.
Ma queste restano comunque riflessioni personali.
Ed interessano piu' me che voi.

Tornando all'overland, nonostante la varieta' e bellezza del percorso in se, sono i side trips a renderlo straordinario.
Ce ne sono a decine e decine, ma c'era addirittura chi se li inventava, provando a crearne di nuovi, mappa e bussola, per undici giorni in mezzo al cazzo.
Puro bushwalking.
Io ne ho fatti sei, per questioni di tempo, viveri, ed infine soprattutto fisici.
Ma molto belli e parecchio impegnativi, e qui voglio precisare , perche' , per affrontare queste cime, se non innevate, non serve nessun tipo di particolare preparazione.
E' alla portata di tutti , assolutamente.
Il fatto e' che le indicazioni latitavano spesso e volentieri, e quindi veniva facile l'affidarsi a libera interpretazione.
In buona sostanza ognuno si scegliava la via per salire in cima.
E questo portava a tratti davvero esposti, del tipo uno scivola, un passo falso, un forte colpo di vento e ti saluto.
In Italia, tratti come questi sono minimo via ferrata, imbragatura e casco obbligatorio.
Bisogna arrampicarsi.
Usare le mani.
Un quarto grado di sicuro.
A tratti di piu'.



BEllissimo.
Qui niente, l'intervento dell'uomo e' ridotto all'essenziale, volutamente, al fine di preservare lo stato naturale delle cose.
E c'e' da dire che comunque l'essenziale funziona bene.
C'e' molto bosco-foresta, soprattutto gli ultimi giorni quando ci si approssima al lago.
Ma anche parecchia roccia, fra i mille e i milleseicento metri.
E la visuale a 360* e' straordinaria.
Ma lo e' ogni scorcio, ogni dettaglio, tanto a livelo floristico quanto faunistico.



Insomma, se a qualcuno capita di passar di qui, c'e' da prenderci dentro, , che ve lo dico a fare??
Ma serve comunque una certa preparazione, non solo livello fisico ma soprattutto a livello organizzativo e logistico.
Puoi contare solo su te.
E dopotutto e' l'unica cosa che serve.
Vorrei tornarci.
Ho un conto in sospeso con una cima in particolare, il Barn Bluff e spero di poter avere altra occasione per ovviare a questa situazione.
Ricordo di aver visto ad un certo punto un gruppetto di ragazzi, con adulti al seguito.
Io , troppo vecchio per essere uno di quei ragazzi, ma anche troppo giovane per essere uno degli adulti, li ho osservati attentamente e mi e' molto piaciuta l'espressione dei loro volti.
Stanchi ma soddisfatti, pieni di volonta', appagati, grati.
Mi piacerebbe portarci i miei nipoti un giorno, farebbe bene a loro ed inutile dire che farebbe bene anche a me.
Chissa'.
A questo pensavo, mentre tornavo verso Hobart, dove avrei speso qualche giorno per riprendermi e riposarmi.
E cosi, sdraiandomi in uno degli innumerevoli parchi a godermi il sole, camminando a piedi le sue vie, mangiando fish and chips ed infine a fumar l'ultima disonesta al porto, mentre la citta' ,alle mie spalle, lentamente si addormentava.
Giusto il tempo di tornare in ostello, prendere lo shuttle verso l'aereoporto alle 4 di mattina ed infine l'aereo che mi avrebbe riportato a Sydney.
One more time.
Per un lungo ultimo mese.
Ma da affrontare con tutt altro spirito.
See ya


Crater lake


UNa caffettiera e' meglio di un tom tom: blutonio su lake St Clair


In the forest


On the roof, sul tetto di Tasmania, Mount Ossa(1617)


Jettys





Mount Ossa


Acropolis summit(1471)


The Cathedral

Barn Bluff

Barn Bluff


CRadle mountain alle spalle



Cradle summit(1545)





Hazard beach