domenica 4 marzo 2007

Vucko

Era da un po' che non scrivevo.
D'altronde non son mica arrivato qui per attaccarmi al computer.
Stamattina, qui son le 10, ho trovato un po' di tempo.
Ma molte son le cose da raccontare, e lo faro' gradualmente.
Con questo post voglio raccontare del viaggio.
Fra l'altro non ho ancora una macchina fotografica, e vorrei dirvi di me qui a Coogee, East Sydney,anche attraverso qualche foto.
Potrei farlo solo a parole, ma a scanso di equivoci, voglio farvi vedere dove cazzo sto'.
Esattamente.
Dico solo che arrivato a casa dei cugini, m'e' suonata in testa la sigla di Willy principe di Bel Air.
Ma una cosa alla volta.
Ho lasciato Thiene, alle 3 e mezza del 28 febbraio.
Mio padre m'ha accompagnato, mia madre non se l'e' sentita.
Andando verso l'aereoporto,proprio come nella storia raccontata da mmm mmm mmm qualche post piu' giu', nebbia.
Davanti niente, visuale assolutamente limitata.
Nonostante questo, il piede sull'accelleratore collegato al pensiero.
Se rivolto al futuro spingeva.
Un improvviso calo di velocita' e di spinta invece,sottolineava l'analisi del presente.
Che presto sarebbe stato passato.
In ogni caso, la breve distanza con Venezia ha fatto si che le continue bestemmie di mio padre in seguito a queste manovre di accellero/decellero si siano limitate in un tempo inferiore alle 2 ore.
Un cappuccino al bar.
Poche parole.
E' ora.
Un abbraccio e ci salutiamo.
Le sue ultime parole sono state:fatti sto giro, torna, metti la testa a posto e trovati un lavoro.
Un ghigno stampato sul volto e' sufficiente a fargli intuire che sto pensando a tutt'altro.
E ci mancherebbe.
Arrivo a Vienna che neanche me ne accorgo.
Lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
Milioni di pensieri.
Li si attende qualche ora e si riparte.
Ho un posto lato corridoio. La mia fila e' vuota.
Intuisco da una conversazione in sottofondo che l'aereo non sara' pieno.
Bene penso, meglio il silenzio a una cattiva conversazione.
Poi arriva.
Si ferma giusto alla mia destra.
Alzo lo sguardo ad incrociare il suo.
Non dice una parola; mi alzo e lo lascio passare.
Si siede lato finestrino. Fra di noi, il vuoto.
Quello che sara' il mio compagno di viaggio, porzione singola direbbe Norton, per le prossime 22 ore e' alto sull'1,85, moro, capelli lunghi raccolti in un codino, sguardo freddo, serio.
Il pizzetto e' ben curato, corto, e la forma allungata sugli zigomi porta alla memoria una figura simile ad un'ascia.
In ogni caso non ci diciamo niente per le prime 2 ore.
A kuala Lumpur, primo scalo, mancano 9 ore e mezza e 9500 km circa.
Inizio a giocare col telecomando e lo schermo che ho davanti, e vedo, con la coda dell'occhio, che anche lui inizia a fare lo stesso.
Dopo qualche minuto lo ripongo.
Lui fa lo stesso.
A scaldare un po' la situazione e' uno steward che ci invita ad un cocktail.
Per me un succo d'arancia, birra per lui.
Ancora niente.
E' il momento del pranzo,ci consegnano i vassoi con qualcosa simile a pollo.
Qualche altra ciotolina con verdure, contorni e budino.
Neanche a dirlo, birra per entrambi.
I tavolini disposti sullo schienale avanti a noi sono assai essenziali, e mentre studio un' alternativa per avere un po' piu' di spazio, il mio affezzionatissimo, mi invita ad usare i tavolini dei sedili vuoti frapposti fra noi.
This is a good idea!gli dico accennando un sorriso.
Lui, lo sguardo fisso sul mio, non si scompone di un millimetro.
Alza la lattina a chiedermi un cin.
Rispondo.
Gli allungo una mano.
Riccardo.
Vucko dice lui.
Come?
Vucko.
Il nostro temibilissimo, ha un tono assai pacato, sembra quasi che bisbigli.
Italiano ?
Si.
Buongiorno dice, mentre finalmente ,e fatalmente, la maschera che ha dipinta gia' sul viso si rilassa.
Ma solo per un istante, poi di nuovo ghiaccio.
Ripenso al suo buongiorno.
See,
al cazzo,
gli rispondo fra me e me.
Bisbiglia Vucko, dice di venir da Sofia o cosi capisco, poi fiero, precisa:Serbia.
Come fosse gia' entrato in confidenza, estrae da una tasca un cellulare, con uno sguardo mi chiede se puo' accenderlo; in realta' lo ha gia' fatto.
Inizia a mostrarmi delle foto.
Una ragazza.Mora.
Poi una bionda.
Un'altra ancora.
My friends, mi dice.
Very nice! gli dico, con lo sguardo compiaciuto, interessato e completamente inebetito.
Yeah, mi smorza.
Poi si lascia andare, sbattendosene di tutto.
This is my fuckin Rifle.
It costs 2000 euros.
Sul piccolo schermo un fucilazzo con un cannocchiale grande cosi.
Scorre in sequenza le immagini.
Compiaciuto mi mostra quelle che credo siano le sue conquiste.
Animali, credo lupi, stecchiti, zuppi di sangue esibiti come trofei.
Lo guardo.
E' compiaciuto.
Poi continua.
This is my best friend.
Io non ne capisco molto, ma credo sia un revolver.. ha diverse foto.
Poi, un video.
Una ragazza mora, forse la prima che mi ha mostrato, galoppa selvaggia uno stallone indefinito.
.Che sia lui?
Neanche il tempo di pormi l'amletico questito,
che lo steward interviene fra le nostre spalle,ricurve sul rodeo :cocktail sir?
Vucko ritrae immediatamente il telefono, sembra vergognarsi.
Tutta quella cazzo di arroganza iniziale sparisce.
Incrocio lo sguardo dello steward.
Il mio e' divertito.
Il suo anche.
Ne fa una professione.
2 beers please.
Un nuovo brindisi, e riestrae il telefonino.
Un filmato di propaganda serba.
30 secondi.
Il suo capo su e giu', compiaciuto.
Provo a dormire.
Non ci riesco.
Lo sguardo fisso sul monitor davanti.
L'immagine dell'aereo su una mappa satellitare.
Su Bucarest penso a capelli corti , niente cresti.
Poi sopra al mar nero, sulla sinistra in alto BAku.
Sotto Izmir.
Chiudo gli occhi.
Un sussulto improvviso mi desta, una turbolenza.
Il monitor dice che siamo su Teheran.
Avanti si delinea Kabul sulla sinistra, sotto Dubai e Muscat.
Poi chiudo gli occhi, diverse ore credo.
Li riapro e siamo quasi fuori dall'India.
Arriviamo a Kuala Lumpur che e' buio pesto.
Non so cosa devo fare, se scendere o restare.
Scendono tutti, scendo anch'io.
Nel corridoio antistante l'aereo trovo Vucko.
Aspetta qualcuno.
Vado avanti, qualche passo, una rapida occhiata per capire dove sono.
La sala in cui sbuchiamo e' molto grande, tutta in vetro.
Sembra di ottima fattura, traspare ricchezza.
Una pacca sulla schiena mi distoglie da queste deduzioni.
Vucko.
Con gli occhi mi fa cenno di seguirlo.
Con lui un amico.
Rasato, ma con codino anche lui.
Adesso, ricordo di averli visti entrambi nella sala d'attesa a Vienna.
CAmminiamo qualche minuto, Vucko svolta ed abbandona la processione degli altri passeggeri che ci precedeva.
SEmbra sapere dove sta andando.
Finalmente, intravedo una sala fumatori.
Questa volta me ne compiaccio anch' io
Soddisfatti accendiamo le nostre disoneste.
Finita la prima, a ruota una seconda.
Mi fermo.
Loro vanno con la terza.
Oltre a noi, 5-6 ragazze a gruppetti da due e un vecchio panzone samoano alle prese con con una pipa enorme.
20 minuti, e ci dirigiamo al check in, dove avviene il primo contatto con l'Australia.
Il contatto e' un gruppo di sei ragazze, abbronzate, biondissime, shorts cortissimi, belle gambe.
BEne.
Mi guardo attorno, incrocio Vucko e l'amico con lo sguardo incollato sulle sei.
Complicita' di pensiero.
Ripartiamo.
Mi assopisco qualche ora, qualche altra birrozza con Vucko, il paesaggio sottostante, rosso, desertico.
Siamo su Ayers Rock.
Poi ancora deserto, per ore.
Il rosso sfuma verso il bianco, sabbia, poi nuvole.
Siamo sulle Blue Mountains dice il comandante, la catena montuosa piu' alta d'Australia, le tre sorelle, ma soprattutto Sydney che e' a soli 70 km.
Arrivando mi colpisce il tanto verde e la distribuzione ordinata di edifici e abitazioni.
Poi ,l'Harbour Bridge e l'Opera House.
Atterriamo.
Vucko riesce a darmi il suo numero.
Gli chiedo se e' Wombat.
Who?
Scompare.
Metto piede a terra, esibisco il passaporto, appongono il visto.
Vale un anno da oggi.
Raccolgo lo zaino, istintivamente cerco dell'altro..non mi par possibile d'aver solo uno zaino, ma e' cosi.
Pesa 14 kg.
Vado verso l'uscita, ma mi sembra d'aver dimenticato qualcosa.
Allungo una mano verso la tasca, e mi rassereno al toccare le sigarette.
Le porte scorrevoli si aprono, una ventata d'aria calda mi investe.
Saluto i cugini che riconosco subito, nonostante ci fossimo visti una sola volta e nel 1989.
La razza e' quella.
Scambio di sorrisi,
usciamo.
Sydney, 28 gradi.
Welcome.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

"Vucko" mi ricorda tanto la versione bulgara di Pagliozzo; Anche se più bulgaro di lui........che dici???

Pepe ha detto...

Secondo me Vucko è quel figlio di puttana che mi ha inculato la macchina!!!!!!!Se lo risenti chiedigli che macchina ha!!!Maledetto magnaccio....

The False Ulysses ha detto...

@ struzz.Bravo, sei riuscito al lasciare un commento.
Ti facevo molto piu'coglione.
Pagliozzo eroe dei due mondi?
No, Vucko a confronto e' uno strafico.

@ PEpe.No, non puo' essere lui.
Vive qui da 4 anni.
O sublime, pieno di grazia, ti saluto.

Pepe ha detto...

Carissimo...i tempi sono maturi!E' quasi arrivato il momento di rendere partecipi tutti della luce immensa dell'insegnamento...sta per partire la rubrica del maestro!!!ricky prepara...

Anonimo ha detto...

porcaccia...vediamo se riesco a scrivere in sto blog...è la terza volta che provo..per me sono sempre meglio le epistole!!!
Comunque niente male la foto...sono troppo un fico strepitoso!!!
laprima da capitano di Pepe è stata disastrosa...quelli del mason gli hanno regalato anche 2 bosse!!!!
sai che lascio Arsiero...??non per lidi lontani come te...ma a Thiene..logistica estero....mah!!!speremo!!!
saluto Richi e divertiti!!

Anonimo ha detto...

Ha reso l'idea, il tuo arrivo in australia, com'è il cugino Kalton???ma sopratutto la cugina.....