martedì 27 febbraio 2007

NO DIRECTION HOME



Manca un'ora.
Di sicuro,
su quella tavola da surf,
mi sentirei psicologicamente più a mio agio.
Dell'Australia vi racconterò,
questo blog è fatto apposta.
Di quel che mi porto dentro invece,
cercherò di scriverlo,
a ciascuno singolarmente,
nel tempo.
Anche a te.
Tante son le cose che vorrei dire,
che di tante cose ci si rende conto.
Te ne accorgi sempre tardi.
Ma è anche vero,
che te ne accorgi solo li.
Non si smette mai di crescere.
E' proprio una bella sensazione.
Ma non è mai stata cosi dura come questa volta.
Lunga vita.

lunedì 19 febbraio 2007

Rientro:mi scrive il senatore


Il senatore in un momento di svago

Nella vita non si può vivere a compartimenti stagni. La famiglia, l'amicizia, il lavoro e quant'altro sono tutti chiaramente in stretta relazione o come si dice dalle ns. parti "infilati per lo stesso spago". Gli equilibri di una persona sono continuamente sollecitati da un susseguirsi di evoluzioni e avvenimenti, piacevoli o spiacevoli, che fanno parte della naturale crescita dell'individuo lasciandolo però sempre aperto a continue contaminazioni che ognuno fa bene a ricercare come e dove meglio crede. Tutto questo appoggia saldamente sui propri principi individuali che nel tempo si sono delineati con maggior nitidezza.
Poi a volte è necessario fermarsi, fare una pausa e ascoltarsi. Una riconferma dei propri principi assimilare ciò che di buono si è appreso e scremare il superfluo che spesso è fuorviante; un po’ come lo scultore che per dare forma e apprezzare la sua opera lavora togliendo. E poi andare avanti, sempre, come uno crede.
Mi affascina parlare con le persone anziane che raccontano della propria vita, potrei rimanere ad ascolte per ore. Immaginare quante cose hanno influito sulla loro esistenza , quante scelte, quante azioni, quanti avvenimenti non previsti.
Tante sono le cose vane.
Altre cose però anche se non vengono proclamate o sottolineate o ricordate restano.
Diceva un vecchio profeta:
Se vi separate dall'amico non provate dolore; Poi che la sua assenza può schiarirvi ciò che più in Lui amate, come allo scalatore la montagna è più Chiara dal piano.
Per quanto comunque a volte la separazione non sia un viaggio ma comunque semplicemente differenti stili di vita, differenti idee, differenti abitudini.
Spero tu possa trovare ciò che cerchi. Un abbraccio.
J. Blutarsky

venerdì 16 febbraio 2007

Meglio morir di vodka che di tedio

Insolita rissa nel mare australiano.
Ubriaco, aggredisce uno squalo.
SYDNEY (Australia)

Una rissa tra avversari decisamente insoliti. Un pescatore australiano e uno squalo di un metro e mezzo. Finita per il primo con uno strappo sui jeans, per il pesce con l'onta di essere preso per la coda. Il motivo, futile, il tentativo del pesce di mangiare le esche calate in acqua dall'uomo. E' successo lunedì scorso a Louth Bay, cittadina dell'Australia meridionale. Philip Kerkof, questo il nome del pescatore, 41 anni, stava tranquillamente pescando con cinque amici da un pontile. Poco dopo è però arrivato uno squalo, che ha cominciato a gironzolare intorno ai calamari artificiali del pescatore, con l'evidente intento di mangiarseli. E' a quel punto che Kerkhof, arrabbiato per l'intrusione, ha rischiato di andare a rimpolpare le statistiche australiane sugli attacchi degli squali all'uomo (circa una persona uccisa ogni anno). Ha detto di essere sceso in acqua e di aver inseguito lo squalo bronzeo che nuotava nell'acqua bassa, perchè gli "rubava" le esche. "Gli sono andato dietro di soppiatto - ha poi raccontato alla radio Abc - zitto zitto, e l'ho preso per la coda perchè lo volevo tirare sopra il pontile. Ma poi si e' girato e ha cercato di mordermi". Ma il pescatore, impassibile, ha aggredito il pesce e l'ha trascinato sul molo, anche se non è riuscito a evitare che i denti affilati dello squalo gli squarciassero i jeans. Come ha fatto Kerkhof a trovare il coraggio per un impresa del genere? Come ha poi spiegato lui stesso, il merito deve essere in realtà attribuito per gran parte all'alcool: "E' incredibile cosa può fare la vodka", ha ammesso infatti il pescatore, che era arrivato sul pontile piuttosto ubriaco.
"Non e' una cosa che consiglio di fare", ha commentato Kerkof più tardi. "Quando sono tornato sobrio ci ho pensato e mi sono detto: sono stato un po' idiota a farlo". Lo squalo bronzeo, spesso visibile vicino vicino alla riva al seguito di branchi di pesci come il salmone, raggiunge una lunghezza di 3,5 metri ed un peso di 300 kg.

Cimetière du Père Lachaise






Ho sempre avuto un debole per i cimiteri.
E' un buon posto per raccogliersi in intimità.
Ma molto dipende dal cimitero.
Ne ho visti parecchi, alcuni di notte, memorabile la volta in cui vi trovai Ike Zimmerman a suonarci la chitarra.
Alcuni , dal mio punto di vista, andrebbero rasi al suolo, altri venerati con austero rigore e preclusi all'ingresso se non vi si entra senza un particolare stato d'animo, assai vicino al candore.
Comunque, pensieri miei.
Qui a Parigi c'è Père Lachaise, desideravo venirci da una quindicina d'anni, e ad oggi finalmente ne ho avuto la possibiltà.
Nonostante la parvenza da parco pubblico , visto che all'ingresso distribuiscono depliant illustrativi ed è addirittura possibile effettuare visite guidate, basta isolarsi lontano dalle principale arterie di raccordo, per gustarsi in santa pace il luogo.

In compagnia dei cari estinti e di qualche gatto nero.

Qui vi sono un'infinità di personaggi illustri(Oscar Wilde, Chopin, Rossini, Edith Piaf ecc ecc.) che riposano, ma io son venuto in particolare, oltre che per assaporare una volta di più ciò che dev essere l'eterno riposo, per visitare la lapide del Signor Morrison.
Neanche a dirlo, è luogo di culto, con tanto di transenne e un agente perennemente di guardia a salvaguardare il loculo dall'isterismo di fans oltranzisti, ma come fargliene un torto?
Il via vai è continuo e io mi son ritrovato in questo fiume di persone trovando però un attimo per immortalare il momento.
L'affitto del loculo, trentennale, scadeva nel 2001, ma visto l'enorme afflusso di turisti, le autorità competenti han ben pensato di sfruttare il fenomeno rinnovandolo a titolo gratuito.
E infatti Père Lachaise, grazie a Mr.Mojo risin, è ad oggi il cimitero più visitato al mondo con oltre un milione e mezzo di visitatori all'anno.
La cosa che mi ha colpito è comunque un'altra.
Sull'attuale pietra tombale(la vecchia è stata rimossa perchè oltremodo deturpata) è iscritto un'epitaffio in greco antico , voluto dai genitori del figlio di puttana in questione, il cui senso si riferisce alla coerenza con cui egli visse:

ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ

fedele ai suoi demoni

Ognuno ha i suoi.
Conviverci o esorcizzarli?
See you, Mr.Mojo.


giovedì 15 febbraio 2007

Quando facevo Michael Corleone a Parigi



Che i ragazzi dell'organizzazione non me ne vogliano, ma mi prendo qualche libertà e mi calo nel personaggio.
Aspettando il bucato in una lavanderia, bisogna pur inventarsi qualcosa per occupare il tempo, no?
Baciamo le mani.

Deja vu





PArigi.
Comincio ad ambientarmi bene.
Molto bene.
LA vita da studente non ha eguali.
L'unico neo è il fattore cash, fattore assai importante,
soprattutto quando ci si approssima all'essere al verde,
ma,
ad ora,
non è il mio caso.
Fra l'altro non sono neanche più uno studente, ma in mezzo ai tanti mi trovo ancora molto bene.
PArigi è fantastica.
Ci si muove agilmente e c'è sempre qualcosa di nuovo da vedere,
qualcosa di nuovo da fare e
qualche nuova strada da percorrere.
Non ho assilli particolari, se non il fatto che il tempo a disposizione volge rapidamente al termine.
In un certo senso sto rivivendo emozioni trascorse e che ormai appartengono al passato.
Il cosiddetto Deja vu.
Ogni giorno conosco gente nuova, socializzo con estrema facilità e, anche se non so dire una che sia una parola di francese, cerco di comunicare in inglese, spagnolo o Italiano.
O con il gettonatissimo C'est fantastic, che piazzo qua e la quando non so che altro dire.
Alla fine ci si capisce sempre, almeno credo, fatto stà che ci si ritrova sempre con un sorriso grande cosi sulla bocca.
Non c'è sera che non ci sia una festa.
Il mondo erasmus.
Scambio intersocioculturale.
Viaggiando.
Difficile immaginare qualcosa di similare.
Dilatazione mentale.
Nuovi punti di vista.
Possibilità di conoscere se stessi rapportandosi con altri.
La percezione dinamica del mondo circostante.
In buona sostanza, un viaggio interstellare.
C'è da approfittarne.
C'è da giurarci.
Mi sa che quasi quasi mi fermo ancora un po'.
Da cosa nasce cosa.
E io qui me la passo gran bene.

Mi sento benvenuto.

O forse,

meglio dire bentornato.
Enjoy.

lunedì 12 febbraio 2007

Wombat 2:




Wombat,
nuovamente,
mi scrive:

Che ad osare il passo lungo,

dice il vecchio,

comprometti l'avvenire.

Ma ad osar di tanto in tanto,

vale il gioco l'incertezza,

se da nuove prospettive.

Io lo so.

Guardami.

Wombat




domenica 11 febbraio 2007

Rendez vous



PArigi.

Son qui da solo un giorno.
Risiedo alla Bastiglia.
Logisticamente parlando, una zona molto comoda.
Ieri sera, alla luce lunare, zonzerellavo un po' a casaccio.
Ho iniziato la parata turistica attraversando il Marais, orgoglio omosessuale.
Non che fossi alla ricerca di particolari emozioni, ma da qualche parte bisogna pur iniziare, ed io ho iniziato il trip per Parigi in mezzo ai ricchionazzi.
C'est la vie.
Il voyage pa Paris proseguì a Montmartre,
che,
storicamente parlando,
è regno indiscusso dello stile bohèmien.
Dalla basilique du Sacrè coeur, arroccata su un colle che si raggiunge dopo una scalinata elicoidale di 234 gradini, e manco a dirlo, l'ho fatta di getto (constatando uno stravigore fisico per il quale ringrazio HAnk, il vecchio sporcaccione), mi son trovato di fronte ad una visione di PArigi che si presentava in buona parte della sua estensione.
Tres bien.
Mon Dieu.
Cristo di un Dio.
Poi,
visto com'era iniziata,
spunto inaspettatamente di fronte al Moulin Rouge, fra turisti, curiosi, sporcaccioni e gallinelle.
E siccome ne avevo abbastanza, m'è venuta sete, e cosi son andato a farmi un paio di pintazze in un bistrò, di cui non ricordo il nome e neanche la zona.
So che, prendendo il metrò, era alla fermata successiva a quella di Stalingrad, dove ho osservato una decina di secondi di silenzio, alla memoria storica.
Il bistrò ha chiuso, e son tornato alla bastiglia, scimmiottando anarchy in the uk nel metrò con un forte, quanto discutibile, accento di Borgogna.
Reminescenze.
Rimembranze.
Poi, buonanotte.
Stamattina mi son svegliato verso l'una, un salto al mercato fuori casa, un chilo di gamberi, una bozza di vino e due righe sul diario.
Ma giusto due, che c'ho un sacco di cose da fare,
fra cui risalta,
per importanza,
la bozza di Chardonnay da finire.
E poi c'è anche Parigi,
che ricchioni a parte,
è ancor tutta da scoprire.
Au revoir.

venerdì 9 febbraio 2007

Ya me voy

Alacala' de Henares, Madrid.

A tornare ci si sente strani.
Claro, questo per chi, come me, ha vissuto qui diverso tempo.
L'ultima volta vi tornai tre anni fa ma in compagnia dei vecchi compagni di quel tempo.
E la cosa aveva un tale sapor di rimpatriata, che si passava tutto il tempo a rimembrare di quello che fu, fra grasse risate e meravigliose bevute.
Che lo spirito esultava di gaudio e di giubilo a pensar che meraviglia e' stato viver qui.

Questa volta invece,
vengo solo.

E solo,
inevitabilmente,
mi confronto col passato.
Passo buona parte della giornata andando qua e la per Alcala´, ripercorrendo le strade e rivisitando i luoghi dove solevo trascorrere la maggior parte del tempo.
E dovunque mi occorra di fermarmi un' istante, che sia un odore, un colore, un' espressione o un qualsiasi apparentemente anonimo dettaglio, riaffiorano sensazioni che mi legano indissolubilmente a questo posto.
Ma forse no.
Chiedo venia.
Meglio mi pare di usar il passato parlando di legami.
Ad oggi, io attraverso la citta', ma come un fantasma che rivive il presente.
In realta' molto pochi son i luoghi dove andare con la certezza di reincontrar facce amiche.
Che tutto e' cambiato, e quella mia Alcala' e' inevitabilmente svanita quando ce ne andammo tutti.
E quindi,
direte voi,
a parte del luogo,
sono qui un perfetto estraneo.
Si, in un certo senso e' cosi.
E nonostante quelle vecchie facce amiche,
che di tanto in tanto incontro per la via o che torno a visitar,
mi riempiano di gioia per una sincera e profonda amicizia che si mantiene nonostante il trascorrere del tempo e la lontananza, mi rendo conto di come questo non sia gia' posto per me.
Che questi luoghi son parte del passato, non certo di questo mio presente.
Chissa', un domani cosa puo' succedere.
Ma non intendo preoccuparmene ora.
Lanciato a mille in queste presente,
sorrido a questa Spagna,
e non posso far altro che dirle arrivederci,
che molto mi ha dato,
e lo conservo,
con immensa gratitudine,
negli antri del mio animo.
Ma di nuove esperienze e di nuove emozioni abbisogno ad ora, e con animo gioioso me ne vado errando qua e la per questa curva superficie.
Che c'e' un mondo tutto da scoprire.
Tanto fuori, quanto dentro me.

E giá da domani scopriremo Parigi.
A ver que pasa.
Adios Espana, y gracias de todo.
Ole'.

venerdì 2 febbraio 2007

Volver




Volver,
con la frente marchita,
las nieves del tiempo
platearon mi sien.
Sentir,
que es un soplo la vida.
que veinte años no es nada,
que febril la mirada
errante en las sombras
te busca y te nombra.
Vivir,
con el alma aferrada
a un dulce recuerdo,
que lloro otra vez.
Carlos Gardel


Febbraio.

Gennaio, ormai alle spalle, è scivolato via al pari di quello spruzzo di neve che per qualche giorno ha imbiancato le sacre montagne d'intorno, prese, mirate e rimirate chissà quante volte.
Un' infinità.

Ciò mi avvicina al giorno della partenza e vivo questa attesa in costante fermento e con diversi stati d'animo.

Ancora molte le cose da fare, neanche il tempo di pensare ad un loro riepilogo che subito torna alla mente qualcuno o qualcosa d'altro che non era stato ancora preso in considerazione.

E' inutile fare programmi, basta una chiamata ed un invito ad una birra che mando tutto a puttane.

MA non è questo oggetto di discussione.

Come recita il titolo del Post, Volver (tornare) , domani tornerò a Madrid, Spagna.

In Spagna ci ho trascorso un anno della mia vita fra il 2002 e il 2003.Un anno senza tornare a casa, girando in lungo e in largo, fuori come dentro, e quando son tornato non sono mai realmente tornato.



Parte di me è rimasta là, là dove il mio cammino si è incrociato ad altri modificandoli irrimediabilmente.
Il mio compreso.



Pensavo giusto ieri che a breve le 5 persone che abitavano l' appartamento saranno nell'arco di qualche settimana disseminate in 5 diversi continenti.

La cosa mi ha dato di che riflettere.

Chissà qual è il senso di questa cosa, pensavo.

E proprio nel mentre, quando una rivelazione giungeva da chissà dove a servirmi una risposta, una chiamata ed un invito ad una birra han mandato tutto a puttane.

Un'altra volta.

Ma evidentemente ha un suo senso anche questo.



Tornando alla Spagna, non c'è molto che si possa dire adesso.

Una voglia,

una esigenza,

una necessità è quella di tornarci.



Prima di prender congedo dal vecchio continente per effettuare quel salto nel vuoto che a breve farò con la ferrea volontà e speranza di perdere quanti più pezzi per strada, è bene per me ponderare il passato e ciò che sono stato.

Provare a capire cosa tenere e cosa lasciare.

Una vana speranza.

Una chiara illusione.



Ma un tuffo di qualche giorno lontano dal presente non può che essere funzionale.

Ricordando il passato, mi preparo al futuro.

A MAdrid poi c'è qualcuno che voglio e devo salutare.

Non è un semplice amico, è molto di più.

E' un compagno di viaggio, in una immane accezione del termine.

Il presidente vive ad Alcalà de Henares, 20 minuti da Madrid.

Venne a trovarmi nel maggio 2003 e non è più tornato.

Avevamo grandi progetti assieme, io avrei finito l'università e sarei tornato giù, questa volta definitivamente.

Lui mi avrebbe aspettato.

Pronti a ripartire destinazione Medio Oriente o Sud America.

Ma un errore di valutazione mal ci fece calcolare i tempi, e le nostre strade tardavano nel ricongiungersi.

Nel frattempo bisognava pur vivere, e cosi mentre io mi apprestavo a diventare dottore , il nostro amatissimo pensò di riprodursi in terra iberica.

E con prole al seguito il piano era irrimediabilmente sfumato.

Le nostre strade da allora scorrono divergenti, e mentre io mi preparo a volar nell'altro emisfero per andar a gridare a squarciagola da Uluru tutto il mio disappunto in questa età di mezzo, del Presidente non so molto.

Un tempo amava trascorrere le sue giornate parodiando Psyco.

Chissà ad oggi cosa fa.

Me lo racconterà lui, inutile star qui a pensarci e a viaggiar di fantasia, anche perchè, manco a dirlo, squilla il telefono.

VA tutto a puttane.

Un'altra volta.

Pazienza.

Tanto lo so ,

ma almeno,

da domani,

la birra sarà cerveza.

Enjoy.



Que Viva EsPana.